Ho letto “Scopri la luce che c’è in te” negli ultimi giorni di malattia, quando ormai fortunatamente il peggio era passato. Avevo superato tre interventi chirurgici importanti, uno dopo l’altro, e mentre cercavo di rimettere insieme i pezzi – fisici, certo, ma anche interiori – mi sono imbattuto in questo libro.
E non ho potuto fare a meno di pensare: quanto mi sarebbe stato utile leggerlo prima, mentre ero nel pieno della malattia.
Perché questo non è solo un libro, è un compagno di viaggio.
È una mano sulla spalla che ti ricorda che non sei solo corpo. Che non sei solo dolore. Che la malattia non è una condanna, ma un messaggio, un’opportunità – anche se fa male – per tornare a guardarsi dentro davvero.
È un invito, sincero e profondo, a curare anche quello che normalmente nessuno ci insegna a toccare: la nostra parte eterica, spirituale, invisibile.
Ma non è solo questo, è capire che la nostra vita ha uno scopo preciso, ovvero riscoprire la nostra natura Divina.
Manuela Pompas, con il suo stile accessibile ma mai banale, ci guida in un percorso di guarigione che parte da dentro. Ti prende per mano e ti accompagna con delicatezza tra tecniche di rilassamento, meditazione, visualizzazione, respirazione consapevole. Ma lo fa senza forzature, senza imposizioni, con una dolcezza e una lucidità che fanno bene solo a leggerle.
Non è un trattato per specialisti né un manuale rigido. È piuttosto una guida viva, concreta, pensata per chi è nel mezzo di una crisi e sente il bisogno di rialzarsi. E lo fa mettendo insieme discipline antiche, intuizioni moderne e una profonda conoscenza del funzionamento sottile dell’essere umano.
Mi ha colpito in modo particolare come Pompas riesca a spiegare con parole semplici concetti complessi come l’aura, i chakra, l’energia vitale, il legame tra corpo fisico e corpo sottile. E lo fa non per stupire, ma per aiutare davvero. Per offrire strumenti utili a chi si sente spento, appesantito, o magari bloccato in un dolore che sembra non avere via d’uscita.
Io stesso, oggi che sto recuperando le forze, ho trovato tra queste pagine un senso di ordine, di pace, di fiducia. Ho sentito che le mie cicatrici, fisiche e interiori, hanno qualcosa da raccontare.
E ho capito che guarire non significa solo far sparire il sintomo, ma ritrovare un equilibrio profondo, duraturo, tra mente, corpo, emozioni e anima.
In un mondo che corre, che ti prescrive una pillola e ti dice “torna a lavorare”, questo libro fa qualcosa di rivoluzionario: ti chiede di fermarti. Di ascoltarti. Di riconnetterti a quella luce che, per quanto flebile, dentro di te non si è mai spenta.
Manuela Pompas, autrice di grande esperienza e sensibilità, non ha scritto questo libro per “insegnarti” qualcosa, ma per ricordarti qualcosa che già sai. Solo che lo hai dimenticato, travolto dalla fretta, dalla paura, dalla malattia.
Ecco perché lo consiglio con tutto il cuore, soprattutto a chi sta affrontando ora un periodo difficile, a chi sente il bisogno di respirare un po’ di luce, a chi ha voglia di ritrovare sé stesso dopo un momento buio.
Come lettore, ho sempre creduto che i libri migliori siano quelli che curano. Non solo intrattengono, ma risanano, ricuciono, guidano.
E questo libro è esattamente questo.
Non promette miracoli, ma apre porte.
E a volte basta davvero una porta aperta per ritrovare il coraggio di attraversare la notte.
