Di Jacopo Lupi
Dopo aver scritto di Rasputin, torno a parlare di un altro personaggio che mi ha sempre affascinato e che, come Rasputin, la storia ufficiale ha tradito e infangato: Alessandro Conte di Cagliostro. Due figure che sembrano specchiarsi l’una nell’altra: due grandi iniziati, due anime misteriose che hanno lasciato un’impronta indelebile sul loro tempo.
Iniziamo col dire una cosa che ribalterà ciò che molti hanno sempre creduto: Cagliostro e Giuseppe Balsamo non erano la stessa persona.
La storiografia “ufficiale” ci ha raccontato per secoli che il Conte di Cagliostro fosse un imbroglione palermitano, il famigerato Giuseppe Balsamo. Ma la verità, sempre più confermata da documenti e studi, è che si trattava di due uomini distinti.
Giuseppe Balsamo era un avventuriero di dubbia fama, un truffatore senza scrupoli, manipolato e sfruttato dall’Inquisizione per creare un capro espiatorio. Un volto facile da associare a scandali e accuse, utile a screditare e condannare chi invece stava compiendo un percorso spirituale straordinario.
Cagliostro, invece, era altro.
Un guaritore carismatico, un alchimista, un veggente dotato di poteri riconosciuti persino dai suoi avversari. Un uomo capace di affascinare corti e popoli, di curare, di predicare una visione universale dell’amore e della fratellanza.
Le sue parole, custodite in lettere e testimonianze, ancora oggi ci emozionano. Eccone una, che mi ha colpito profondamente:
“La verità su di me non sarà mai scritta, perché nessuno la conosce.
Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza…
Tutti gli uomini sono miei fratelli, tutti i paesi mi sono cari, io li percorro ovunque, affinché lo Spirito possa discendere da una strada e venire verso di noi… Io sono Cagliostro.”
Parole potenti, che non appartengono a un ciarlatano, ma a un iniziato. A un maestro sconosciuto.

Il libro “Cagliostro – Il Maestro sconosciuto”
L’ho letto d’un fiato. Da editore e lettore curioso, Cagliostro – Il Maestro sconosciuto di Pier Carpi mi ha preso per mano e mi ha portato dentro un Settecento vivo, rumoroso di logge, salotti e complotti. Carpi scrive “come un romanzo”, ma la promessa è più ambiziosa: consegnare una testimonianza di verità. Il risultato è un affresco storico in cui la pagina scorre veloce e, allo stesso tempo, si avverte la ricerca dietro ogni episodio.
Seguendo Cagliostro di corte in corte e di loggia in loggia, il libro illumina due percorsi paralleli: il guaritore che compie opere benefiche e l’iniziato che fonda la Massoneria Egiziana, rito che ancora oggi alimenta dibattiti e fascinazioni. Carpi non si limita alla cronaca; mostra i contrasti con le autorità, in particolare la “persecuzione” londinese e la celebre Lettera al popolo inglese, in cui Cagliostro ribadisce con forza di non essere Giuseppe Balsamo. In appendice scorrono verbali, lettere e documenti d’epoca: materiali che danno ossigeno alla narrazione e sostanza alla tesi cardine del volume.
Questa biografia esoterica è anche un road-movie iniziatico: viaggi in tutta Europa, incontri con figure enigmatiche come il conte di Saint-Germain, e un’aura profetica che Carpi ricostruisce con gusto narrativo (dalla Presa della Bastiglia all’ascesa di Napoleone). Qui il Cagliostro “ciarlatano” evapora: ne resta l’immagine di un uomo in anticipo sui tempi, capace di parlare a cuori e coscienze oltre i confini della sua epoca.
Il finale è un paradosso amaro e potentissimo. L’Inquisizione condanna “il siciliano Giuseppe Balsamo, impostore famoso”: è lui a comparire in sentenza. Per Carpi, è la prova del gioco di specchi: Balsamo come pretesto, Cagliostro come bersaglio. La macchina del Sant’Uffizio non confronta neppure l’imputato con i parenti siciliani: l’obiettivo è spezzare un’influenza considerata pericolosa. Eppure, proprio qui la leggenda si fa destino: “Voi non riuscirete a uccidermi”, avrebbe detto Cagliostro ai suoi giudici. La storia “ufficiale” lo seppellisce a San Leo; la memoria, invece, lo restituisce maestro sconosciuto e vivo nel mito.
Il film “maledetto” che (quasi) non si trova
Carpi non si ferma alla pagina. Dalla sua indagine nasce anche un film oggi raro come un cimelio: “Cagliostro” (regia di Daniele Pettinari), con Bekim Fehmiu – lo stesso che interpreterà Ulisse nella storica serie RAI – nei panni del Conte. Un’opera chiave del nostro cinema esoterico, distribuita in modo anomalo, oscurata, circolata in Germania con altro titolo: quasi un destino “stregato”, coerente con il personaggio. Eppure esiste: copie in italiano e in tedesco continuano a riaffiorare tra cineteche private e appassionati. Se non è stato nuovamente cancellato è disponibile al momento gratuitamente su youtube, ma come appare scompare velocemente. È il tassello audiovisivo di una riscoperta che merita di uscire dall’ombra.
Da editore, questo libro mi interessa perché riapre pratiche, non chiude sentenze. È scritto con energia, si appoggia a materiali storici e, soprattutto, restituisce complessità a una figura appiattita dagli stereotipi. Agli scettici offre domande ben poste; agli appassionati regala una narrazione magnetica. A tutti, una chiave per separare Cagliostro da Balsamo e guardare di nuovo, con occhi più liberi.
Contesto Storico ed Esoterico nel Libro
Leggere Cagliostro – Il Maestro sconosciuto significa immergersi in un’Europa settecentesca che non era fatta solo di rivoluzioni politiche e fermenti illuministi, ma anche di un sottobosco fitto di logge, ordini iniziatici e confraternite esoteriche. È questo il terreno fertile in cui si muove Alessandro Conte di Cagliostro, personaggio che Pier Carpi descrive come un iniziato di altissimo livello, un ponte vivente tra spiritualità e storia.
Cagliostro fu massone, alchimista, guaritore: un uomo capace di destare fascinazione in re e popoli, ma soprattutto inserito in una rete di rapporti che abbracciava tutta l’Europa. Nel libro viene ricordata la fondazione della Massoneria Egiziana, rito di ispirazione orientale istituito a Lione nel 1784, e le affiliazioni che gli furono attribuite: Cavaliere di Malta, Rosacroce, Gran Maestro Templare, membro degli Élus Coëns e degli “Invisibili” della cosiddetta Chiesa sconosciuta. Frequentò ambienti legati a figure come Swedenborg e Saint-Martin, e persino l’enigmatico conte di Saint-Germain, altro mito immortale della tradizione alchemica.
E allora ci si chiede: davvero un popolano come Giuseppe Balsamo, con alle spalle un passato di truffe e di espedienti, avrebbe potuto elaborare rituali, pensieri e sistemi di questa portata? Sia Carpi che io dopo aver studiato questa figura rispondiamo senza esitazione: impossibile. L’ampiezza culturale e spirituale di Cagliostro non poteva appartenere a un uomo rozzo e senza formazione come Balsamo.
Il processo e l’errore dell’Inquisizione
Il punto di rottura arriva nel 1789, quando Cagliostro viene arrestato a Roma. Il clima politico era già arroventato: la Chiesa vedeva nelle logge massoniche e nei movimenti esoterici una minaccia diretta alla propria autorità. Il processo del 1791, che lo condannò come eretico e truffatore, porta una firma che oggi appare rivelatrice: venne condannato formalmente “il siciliano Giuseppe Balsamo, noto come conte Alessandro di Cagliostro”.
Ecco il nodo. In quella formula si confondono volutamente due identità. Non ci fu alcun confronto diretto con i parenti siciliani di Balsamo per verificarne l’identità: l’obiettivo era costruire un “impostore famoso” da abbattere, così da colpire Cagliostro e, con lui, la Massoneria Egiziana e l’intero movimento iniziatico che minava il monopolio spirituale della Chiesa.
Cagliostro negò fino all’ultimo di essere Balsamo. Morì imprigionato nella fortezza di San Leo nel 1795, ma nei registri resta un paradosso: la condanna colpisce Balsamo, mentre l’aura di Cagliostro sopravvive. Ma anche sulla morte tanti sono i paradossi. Il corpo non fu mai trovato.
Un maestro contro il potere costituito
Carpi lo mostra bene: dietro la vicenda giudiziaria c’è molto di più di un uomo perseguitato. C’è l’eterna lotta tra conoscenza iniziatica e istituzioni che temono di perderne il controllo. Cagliostro diventa così simbolo di un sapere che attraversa i secoli, come accade per figure sorelle – Paracelso, Saint-Germain, Nostradamus – sempre a metà strada tra mito e realtà, tra cronaca e leggenda.
Ed è qui che il libro colpisce di più: non solo racconta una biografia, ma invita noi lettori a riconsiderare la “storia ufficiale” con occhi nuovi. A domandarci quanto di vero ci sia nelle sentenze e quanto, invece, appartenga al bisogno del potere di mettere a tacere ciò che non riesce a controllare.
L’Autore: Pier Carpi e le Opere Affini
Parlare di Pier Carpi significa parlare di un autore che ha attraversato i generi e i linguaggi con la curiosità instancabile di chi cerca sempre una verità più profonda. Scrittore, saggista, poeta, fumettista e regista, Carpi (1940-2000) è stato una figura poliedrica della cultura italiana.
Da giovane ha lavorato come sceneggiatore di fumetti – basti pensare al suo contributo a serie iconiche come Diabolik e Topolino – per poi spingersi verso la regia cinematografica, firmando quattro film e ottenendo riconoscimenti prestigiosi, dal Premio Bancarella in letteratura ai premi al Festival di Cannes e alla Mostra di Venezia. Ma il suo nome resta legato soprattutto al filone esoterico e misterico, dove ha saputo coniugare rigore e suggestione narrativa.
Oltre Cagliostro: le altre opere
Se Cagliostro – Il Maestro sconosciuto rappresenta una delle sue opere più affascinanti, non è certo l’unica a indagare territori di confine. Pier Carpi ha infatti dedicato libri a figure che hanno segnato la storia del mistero: da Nostradamus ai Templari, fino a Rasputin, l’ultimo profeta. Ma è con Le profezie di Papa Giovanni (1976) che Carpi ha toccato l’apice della popolarità: un libro che raccoglie presunte rivelazioni attribuite a Papa Giovanni XXIII, capace di scuotere coscienze e di conquistare un pubblico internazionale, tanto da essere tradotto in più lingue.
Il filo conduttore della sua produzione resta la volontà di reinterpretare figure controverse, liberandole dal fango della diffamazione storica e restituendo loro spessore spirituale. È esattamente ciò che accade con Cagliostro: non più il “ciarlatano” bollato dall’Inquisizione, ma un maestro sconosciuto, ponte tra mondi e conoscenze diverse.
Perché leggerlo oggi
Cagliostro – Il Maestro sconosciuto è un libro che ho letto con entusiasmo, e che consiglio a chiunque voglia andare oltre la versione scolastica della storia. È un testo illuminante e coraggioso, che restituisce complessità a un personaggio ingiustamente tradito dalla memoria ufficiale. Carpi intreccia documentazione, testimonianze e narrazione vivida, costruendo un’opera che appassiona come un romanzo ma che, al tempo stesso, invita a riflettere sulla fragilità della verità storica quando entra in gioco il potere.
Alla fine della lettura, ciò che resta non è la figura di un impostore, ma quella di un uomo straordinario, un iniziato che ancora oggi ci parla di libertà, fratellanza e conoscenza. Ed è proprio questa l’eredità di Carpi: aver avuto il coraggio di riaprire un processo e, con la forza della scrittura, restituire voce a chi per troppo tempo è stato ridotto al silenzio.