Rasputin: il mistico tradito dalla storia che merita la verità

rasputin

In questi giorni, durante le mie vacanze, mi è capitato di leggere sulla testata Reteabruzzoun articolo dedicato a Rasputin. Nonostante mi fossi ripromesso di staccare un po’ dalla lettura – dopo un anno intero passato a leggere per lavoro – quelle righe hanno risvegliato in me vecchi ricordi, studi e riflessioni che avevo lasciato da parte. È come se quelle parole avessero vibrato dentro, costringendomi a riprendere in mano libri che credevo di aver archiviato.

Non fraintendetemi: non si tratta di una critica all’autore dell’articolo, né tantomeno di una polemica. Quello che sento, piuttosto, è il bisogno di ripulire un po’ la figura di Rasputin, un uomo che la storia ha tradito e che i suoi contemporanei hanno trasformato nel bersaglio di una campagna di diffamazione degna di ciò che oggi chiameremmo una “shitstorm”. Una campagna orchestrata così bene da lasciare ancora oggi l’immagine di un personaggio ambiguo, perverso e corrotto, quando in realtà la sua dimensione mistica e spirituale è stata volutamente cancellata.

Qualche anno fa avevo deciso di approfondire seriamente la sua figura, non per lavoro, ma per piacere personale, per il desiderio di andare oltre le leggende nere. Lo feci attraverso due biografie, entrambe in inglese, che considero fondamentali per chiunque voglia conoscere davvero Rasputin.

La prima è “Rasputin: Faith, Power, and the Twilight of the Romanovs” di Douglas Smith, un’opera monumentale pubblicata nel 2017, frutto di ricerche in archivi di sette diversi Paesi. Smith racconta Rasputin nella sua complessità: uomo di fede e voce di pace, suddito leale, ma anche peccatore. Un ritratto che smonta i miti e le esagerazioni propagandistiche, restituendo dignità storica a una figura travolta dalla diffamazione.

La seconda è “Rasputin: The Untold Story” di Joseph T. Fuhrmann, basata su nuove fonti e incentrata proprio sulla sua vita e sulla sua morte. Il titolo dice tutto: è la storia “non raccontata”, quella che non compare nei manuali ufficiali, ma che porta alla luce dettagli spesso taciuti o dimenticati.

Rileggendo oggi alcune pagine di quei volumi, mi rendo conto di quanto sia ancora necessario distinguere tra mito e realtà. Rasputin non fu l’orco che la storia ha tramandato, ma un uomo carismatico, un mistico che tentò di fermare la Russia sull’orlo dell’abisso.

Quando sentiamo il nome Rasputin, nella mente si accende subito l’immagine di un uomo dissoluto, corrotto, manipolatore. È così che ce lo hanno sempre raccontato: un ubriacone senza scrupoli, capace di sedurre la corte imperiale e di trascinare la Russia nel baratro. Ma questa, più che storia, è leggenda nera. La realtà, per chi la osserva con occhi meno condizionati, è ben diversa.


Rasputin era innanzitutto un mistico, un guaritore, un uomo di spiritualità profonda. Arrivato a San Pietroburgo dalla Siberia, portava con sé il carisma dei visionari, di chi sa parlare all’anima delle persone. Per questo la zarina Aleksandra lo accolse come una guida, convinta che fosse un uomo toccato da Dio, capace persino di alleviare le sofferenze del figlio emofiliaco.


Il vero nodo della sua vicenda, però, non fu il suo ruolo a corte, ma la sua posizione rispetto alla Prima Guerra Mondiale. Rasputin comprese con lucidità che l’ingresso della Russia nel conflitto avrebbe avuto esiti disastrosi: carestie, rivoluzioni, la fine dei Romanov. Fece di tutto per convincere lo zar Nicola II a tenere il Paese lontano dalla guerra. E fu proprio questo a decretare la sua condanna.


Intorno al trono, infatti, si muovevano fazioni potenti, legate all’industria bellica e ai grandi interessi economici, che vedevano nella guerra un’enorme occasione di profitto. Rasputin, con la sua influenza sulla famiglia imperiale, era l’ostacolo da abbattere. Per questo cominciarono a costruire contro di lui una campagna di odio: lo dipinsero come libertino, ubriacone, perverso. Addirittura – raccontano alcune fonti – furono pagati dei sosia per comportarsi in modo dissoluto in pubblico, così da associare a lui quell’immagine scandalosa.


La fine arrivò nel dicembre 1916, con la congiura guidata dal principe Jusupov. Rasputin, però, aveva profetizzato la sua stessa morte: disse che se fosse stato ucciso dal popolo, lo zar avrebbe regnato a lungo, ma se fosse caduto per mano della nobiltà, l’intera dinastia Romanov sarebbe stata spazzata via. Così avvenne. Ucciso dai parenti dello zar, due anni dopo la famiglia imperiale fu massacrata dai bolscevichi.


Eppure, a distanza di un secolo, la memoria di Rasputin rimane avvolta dalla nebbia della propaganda. La storia ufficiale lo ha voluto ricordare come un corruttore e un mostro, ma le testimonianze di chi lo conobbe parlano di tutt’altro: di un uomo che non beveva da vent’anni per voto, di un iniziato capace di guarigioni misteriose, di un visionario che aveva visto l’abisso in cui la Russia stava per precipitare.


Forse Rasputin fu davvero, più che un demone, un profeta tradito dalla storia.


Categoria: Recensioni
Tag: Libri , Narrativa , Saggi

Questo sito web utilizza cookie

I cookie sono piccole stringhe di dati che vengono salvate nel tuo browser e permettono di ottimizzare l'esperienza sul sito web. Per maggiori informazioni, leggi la nostra privacy policy e la nostra normativa sui cookie.

Consensi cookie

I cookie sono piccole stringhe di dati che vengono salvate nel tuo browser e permettono di ottimizzare l'esperienza sul sito web. Per maggiori informazioni, leggi la nostra privacy policy e la nostra normativa sui cookie.

Questi cookie sono necessari per mantenere la tua sessione utente e per garantire un corretto funzionamento del sito web. Non è permesso disabilitare questa categoria di cookie.

Questi cookie permettono all'utente di personalizzare la loro esperienza sul sito impostando specifiche preferenze come, ad esempio, la lingua del sito, il tema cromatico, le dimensioni del testo o altro. Disattivandoli, non potrai impostare tali preferenze.

Questi cookie arrivano da sistemi di terze parti usati per funzionalità integrate quali condivisione sui social media o pagamenti digitali. Disattivandoli, non potrai accedere a queste funzionalità.

Questi cookie arrivano da sistemi di terze parti che raccolgono dati sul tuo utilizzo del sito web a fini statistici. Disabilita questi cookie se non vuoi condividere i tuoi dati di utilizzo del sito con altri sistemi che non siano questo specifico sito.

Questi cookie arrivano da sistemi di terze parti che raccolgono dati al fine di offrire pubblicità e campagne di marketing. Disabilita questi cookie se non vuoi che questi sistemi raccolgano i tuoi dati attraverso questo sito.