Ci sono libri che non chiedono permesso. Non bussano, non aspettano. Entrano nella testa, e soprattutto nel cuore, con la forza ruvida di una verità che spesso non vogliamo ascoltare. “Il Ludo Mannaro” di Gianni Corvelli
è proprio uno di questi libri. Un romanzo spiazzante, ironico, ruvido, che gioca con le parole e i sentimenti come farebbe un attore consumato sul palcoscenico della vita. E io, da editore e da lettore, non ho potuto che accoglierlo tra le pubblicazioni Lupieditore con grande entusiasmo.
Perché l’ho scelto? Perché mi ha fatto arrabbiare, sorridere, riflettere. E perché mi ha ricordato quanto può essere potente la scrittura quando non ha paura di dire la verità — anche quella scomoda, quella che graffia. In Corvelli ho trovato un autore con una voce vera, inconfondibile, che sa usare le parole come pennellate per dipingere scene dense, viscerali, spesso amare ma sempre autentiche. E noi, in Lupieditore, cerchiamo proprio questo: libri belli, di qualità, capaci di sorprendere, emozionare, scuotere.
Il Ludo Mannaro è un romanzo che racconta molto più di una storia d’amore finita male. Racconta un’epoca, quella degli anni ’60, dove la donna inizia a immaginare nuovi spazi di libertà, di identità, di emancipazione. Ma racconta anche l’illusione di poter “educare” l’altro all’amore, di poterlo modellare come si fa con la creta. E così, la protagonista — forte, colta, piena di aspettative — si innamora di un uomo che sembra solo un po’ rozzo, un po’ folkloristico, ma che in realtà si rivelerà molto di più: un manipolatore, un maestro di menzogne, un “lupo mannaro” travestito da pagliaccio.
Corvelli ci accompagna in questa discesa negli inferi con una scrittura teatrale, quasi scenica, dove le parole sembrano danzare tra i pensieri del lettore. I suoi personaggi sono vivi, imperfetti, reali. La donna che lotta per cambiare l’uomo e l’uomo che la seduce con l’allegria, mentre la porta lentamente alla rovina, sono due archetipi eterni. Ma qui non ci sono moralismi, solo una riflessione cruda e disillusa sull’inganno dei sentimenti, sulla nostra tendenza a credere alle storie che ci raccontano — e che ci raccontiamo.
Ho letto alcune recensioni online e ho trovato commenti molto positivi da parte dei lettori che, come me, sono rimasti colpiti dalla sincerità con cui Corvelli mette a nudo i suoi personaggi. C’è chi parla di “pugni nello stomaco”, chi di “una scrittura che sa di teatro, di strada, di verità”. Ed è proprio così. Non c’è nulla di accademico in questo libro, ma c’è tutta la sapienza dell’esperienza vissuta, quella che non ha bisogno di fronzoli per dire cose profonde.
E poi, diciamolo: Gianni Corvelli è un autore che scrive come parla, che disegna i fatti con le parole. E le sue pagine non sono mai fredde o impersonali: sono quadri da leggere, tavole imbandite dove ogni lettore può “mangiare con le mani del cuore”. È una frase sua, e rende perfettamente l’idea di cosa significhi leggere Il Ludo Mannaro.
Come casa editrice, Lupieditore nasce per dare voce a chi ha davvero qualcosa da dire. Per insinuare nelle persone la voglia di leggere, scoprire, conoscere, sorprendersi ancora. La parola è l’unica spada che è consentito impugnare per difendersi, ed è la sola arma che non uccide nessuno ma che al contrario rende tutti vivi. E Gianni Corvelli, con questo romanzo, brandisce quella spada con destrezza, ironia e una dose generosa di coraggio.
Se cercate un libro che vi lasci qualcosa addosso, che vi faccia guardare in faccia le dinamiche tossiche dei rapporti senza ipocrisie, ma con stile, passione e quella punta di amara poesia… allora questo è il libro giusto.
Leggetelo. Non vi farà sconti, ma vi parlerà come pochi altri sanno fare.
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