Ci sono libri che non si scrivono con l’inchiostro, ma con la pelle, con il battito, con le cicatrici. “Brenda: il cane che amò il ragazzo solitario” è uno di questi. Un libro che, appena arrivato sulla mia scrivania, mi ha fatto commuovere ancora prima di aprirlo. Perché certe storie non hanno bisogno di effetti speciali: basta la verità. E qui la verità è potente, luminosa, struggente.
Serenella Fanin ci regala una storia che è un dono. Una carezza. Un promemoria silenzioso di tutto ciò che di buono ci può ancora essere nel mondo, nonostante tutto. E sì, ho scelto di pubblicarlo perché, semplicemente, non potevo non farlo. Perché credo che ogni lettore meriti di incontrare Brenda, anche solo per un attimo.
Brenda è una cagnolina. Non è un supereroe, non ha poteri magici. Ma ha una qualità che, oggi più che mai, appare rivoluzionaria: sa amare senza chiedere nulla in cambio. Entra nella vita di un ragazzo chiuso, ferito, chiuso in un guscio fatto di solitudine e silenzio. E con la pazienza di chi sa aspettare, giorno dopo giorno, sbriciola quel muro con una zampa, un abbraccio, una leccata sul viso.
Quella che ci racconta Serenella non è solo una storia di amicizia tra uomo e cane. È molto di più. È una storia di reciprocità, dove non è solo il ragazzo a essere salvato da Brenda. Anche lei trova nel suo umano la sua missione, la sua famiglia, il suo senso.
Il libro è scritto con delicatezza, ma senza retorica. Si sente che è una storia vera, vissuta, sentita nella carne. Ogni pagina è un frammento di vita condivisa, fatta di sguardi complici, momenti difficili, ma anche risate, scoperte, rinascite. Un libro che accarezza, ma non edulcora. Che fa piangere, sì, ma con gratitudine.
E i lettori lo stanno già capendo. Sui social arrivano messaggi di chi ha letto la storia di Brenda tutta d’un fiato, di chi ha rivisto il proprio cane in quelle pagine, di chi ha trovato conforto in quelle parole dolci e vere. Molti raccontano come anche loro siano stati “salvati” da un amico a quattro zampe. Recensioni piene di cuori, lacrime, gratitudine.
Noi di Lupieditore abbiamo scelto di pubblicarlo perché siamo convinti che la Parola – quando è autentica – sia una spada gentile. Non ferisce, ma apre. Non impone, ma illumina. E questo libro illumina. Perché ci ricorda che la solitudine non è mai davvero invincibile, che basta uno sguardo, un respiro, una zampa tesa per cambiare tutto.
“Brenda, il cane che amò il ragazzo solitario” è una lettura necessaria per chi ama gli animali, per chi ha bisogno di credere ancora nel bene, per chi ha vissuto o sogna un’amicizia capace di guarire. È un piccolo miracolo in formato libro. E io, sinceramente, non smetterò mai di ringraziare Serenella per averci permesso di condividerlo con il mondo.

IL LIBRO