Oreste, figlio di famiglia benestante della Ferrara fascista, ma non di famiglia fascista. Oreste nato nel 1927, anno V (quinto) dell’Era Fascista, ma ragazzino di 16 anni quando sente parlare della caduta di Mussolini per poi vedere – con immenso terrore suo e di tutti attorno a lui – intere squadriglie di bombardieri alleati sganciare tonnellate di bombe sulla sua amata città fino a infliggerle ferite mortali. Oreste, che finita la guerra si iscrive all’università e compie un viaggio in Francia, dove incontrerà un uomo che ha contribuito a scrivere la storia del suo paese nel tormentato XX secolo. Il fascino che eserciterà, su Oreste, quell’incontro, lo spingerà più tardi – laureato e giornalista – a girare per il mondo per approfondire un argomento: quello di uomini e partiti politici motivati da obiettivi di cambiamento sociale, più o meno profondo, moderato o radicale, ma sempre e soltanto nel rispetto più assoluto della libertà e della democrazia. “Ora sono qui”, sono le tre parole che Oreste pronuncia ogni volta che si appresta a parlare con uno dei suoi intervistati. Leon Blum, Salvador Allende, Willy Brandt, Helmut Schmidt, Olof Palme, François Mitterand, Andreas Papandreou e Mario Soares: sette europei e un sudamericano; due tedeschi, due francesi, uno svedese, un greco, un portoghese e un cileno. Il tutto in un arco di 49 anni: dal
1947 al 1996. Paesi, culture, tempi e realtà diverse; come diverso, per forza di cose, finisce anche con l’essere l’approccio all’ideale di libertà e di giustizia sociale. Il nostro Oreste terminerà il suo ciclo di interviste all’età di 69 anni. Se fosse in vita oggi “veleggerebbe” tra i 90 e i 100 anni. Ma è ancora in vita o ci ha lasciati? E chi può dirlo? Ricordo a tutti una brava scrittrice statunitense, una delle mie preferite, la signora Ursula Le Guin, che al suo personaggio di una femminista Lavinia, figlia e moglie di re, fa dire che per una leggenda non può esistere la morte fisica per il semplice motivo che non c’è mai stata un altrettanto fisica nascita. Ecco, “prendila così”, dicevano Mogol e Lucio Battisti; anche noi prendiamola così, e diciamo un caloroso “grazie” ad Oreste, per il suo immenso impegno di intervistatore errante che ci permette di conoscere la vita e il pensiero di uomini che hanno fatto la storia.
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