Nelle pagine di “I Riverberi della Memoria”, pare che l’autore scriva svincolandosi umoristicamente dai ricordi spiacevoli. Le tematiche filosofiche di tale romanzo, sostanzialmente psicologico, inglobano concetti teologici. L’artistica creatività inficia nemmeno le teorie innovative, riguardanti l’altamente funzionante autismo che egli vive senza rinunciare a esporle. Nel finale di quest’opera ambientata nell’aldilà, Federico Mastrodomenico stende una breve didascalica composizione tralasciante il naturalistico modo che raffigura lo spaziotempo nel quale si svolse l’esistenza di tale asperger talvolta lieta.
Ispirandosi a reminiscenze dantesche, lo scrittore si cala nei fantasy scenari presenti nell’ego autistico. Animate da Mastrodomenico, veritiere fotografie esalano variegati olezzi e si susseguono ospitando gli spiriti dell’oltretomba. Accompagnato da una bellissima musulmana le cui vesti spandono inusitate essenze orientali, un adone attraversa i luoghi ultraterreni. Arbusti o animali, in un insolito Eden, si sostituiscono gradualmente alle creature antropiche. In prima persona, l’invisibile poco gradevole protagonista commenta le vicende di tale attraente ventenne; coetaneo di questo personaggio appartato, Federico rimembra la propria gioventù. L’autore analizza servendosi pure dello sguardo di chi non è autistico e descrive totalmente la sindrome di Asperger.
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