

Sabrina De Lorenzo
Mi chiamo Sabrina De Lorenzo e vivo in provincia di Roma, anche se le mie radici affondano nella terra salmastra di Vieste, in Puglia, da cui sono andata via quando avevo solo sette anni. Da allora porto dentro due anime: una figlia del Sud, legata al mare, al silenzio delle pietre antiche; l’altra cresciuta tra città, ombre e sogni, a metà tra realtà e immaginazione.
Sono un’amante dell’arte in tutte le sue forme: la musica, i musei, la scrittura, la fotografia. L’arte non è solo una passione, ma la mia lingua madre. Suono il pianoforte, esploro la luce e l’oscurità con l’obiettivo fotografico, e scrivo: da quando ero alle medie, quando una professoressa mi spinse a mettere su carta le mie prime poesie. Da allora non ho più smesso. Le parole sono diventate rifugi, specchi, lame e carezze.
Amo l’horror, la cultura gotica e vittoriana, le atmosfere decadenti e le verità taciute. Ho un tatuaggio che parla per me: l’Angelo del Dolore, scolpito sulla mia pelle come monito e simbolo. I cimiteri monumentali mi affascinano, non per la morte, ma per ciò che raccontano del tempo, dell’assenza e della memoria.
Sono profondamente attratta dalla psiche umana, dalle sue crepe, dai suoi labirinti. I miei testi sono spesso il risultato di una lotta: con il dolore, con la solitudine, con tutto ciò che resta invisibile agli occhi ma urla nel cuore. Scrivo per esplorare, per portare alla luce ciò che è nascosto, per dare voce al diverso, al non espresso.
Mi definisco una creativa, una sognatrice, un’idealista con la mente immersa nei manga, nei videogiochi, nei giochi di ruolo come Dungeons & Dragons, e con il cuore sempre sospeso tra l’onirico e il reale. Quando scrivo, anche la fantasia più surreale custodisce frammenti del mio vissuto.
Attraverso le mie parole, desidero offrire al lettore uno sguardo profondo: oltre l’apparenza, oltre il facile. Perché la bellezza non è solo ciò che brilla, ma anche ciò che ferisce, che inquieta, che resiste nel silenzio.
Scrivo per ricordare che anche l’ombra ha la sua luce. Che la bellezza esiste nel crepaccio, nel graffio, nel silenzio che urla. Io non voglio raccontare il mondo com’è, ma come si sente quando lo guardi da dentro.
Opere
